lorodelpiana ZWERGSCHNAUZER
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standard fci n° 183 (con commento di Marisa Brivio Chellini) |
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ldp ZWERGSCHNAUZER Modica (RG) - Italy
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ORIGINE: Germania.
BREVE CENNO STORICO: verso l’inizio del XX° secolo, nella regione di Francoforte, iniziò a diffondersi lo Schnauzer nano, quando ancora era conosciuto come Pinscher nano a pelo duro. Poiché esistevano forme, taglie e tipi diversi, e si aveva una mescolanza disordinata di cani a pelo duro, morbido e serico, non fu un compito facile creare una razza di cani piccoli, il cui aspetto esteriore e le qualità di carattere corrispondessero e quelle del suo fratello più grande, lo Schnauzer.
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Si
tratta di Razza sostanzialmente prudente, di conseguenza non portata ad
accettare subito chi non conosce, ma anche risoluta che denota
l’attaccamento devoto e leale nei confronti del padrone e dei componenti
dell’ambito familiare. La sua rusticità rende il nostro cane facilmente
adattabile a qualsiasi tipo di clima e di condizioni ambientali.
Robusto, sano, intelligente ha forse perduto quella disposizione all’addestrabilità
e una certa mentalità di cane da lavoro. Non fa molta differenza lo
Zwergschnauzer che nella piccola misura si ritiene grande quanto i suoi
parenti di taglia maggiore per quanto riguarda intelligenza, coraggio,
vigile attenzione nel segnalare la presenza di estranei.
· Inscrivibile in un quadrato;
l’altezza. al garrese corrisponde pressappoco alla lunghezza del corpo.
COMPORTAMENTO-CARATTERE: il suo carattere corrisponde a quello dello Schnauzer e corrisponde al temperamento e al comportamento di un cane piccolo. Intelligenza, sicurezza, resistenza e vigilanza fanno dello Zwergschnauzer un piacevole cane da casa, da guardia e da compagnia che può essere tenuto senza problemi anche in un piccolo appartamento.
Come recita lo
standard lo Schnauzer è un cane cordiale ma riservato. Dobbiamo rifarci
all'epoca nella quale è stato selezionato il prototipo e cioè un'epoca
primitiva e poco frequentata qualitativamente e quantitativamente
dall'uomo e quindi un cane che è stato abituato ad essere custode del
proprio compagno quadrupede, il cavallo, e fare guardia al suo cibo a
riservarsi di camminarne al fianco sportivamente per lunghi chilometri
incontrando però tutto sommato poca gente. Un cane pertanto riservato
quel tanto che gli consente di essere devoto al proprio padrone ma non
di far festa a tutti. Ottimo cane che guarda il suo territorio, geloso
quindi del proprio dominio al punto tale che lo difende con ardore e con
convinzione. È un cane estremamente affettuoso ed estremamente leale nei
confronti non solo del padrone ma di tutti i componenti della famiglia.
Soprattutto nel caso del medio, poiché nella selezione che ha portato
alla nascita delle altre due taglie vi sono state infusioni di altro
sangue che ne hanno modificato alcune sfumature caratteriali, il suo
amore va però in modo particolare ad una persona nell'ambito famigliare.
È un cane gioioso che ama il gioco e tale resta fino a tarda età quando
invece soggetti di altre razze dormono saporitamente. È molto vigile, ha
una soglia di attenzione spiccatissima per cui certo non capiterà che il
cane dorma allorché un estraneo o una macchina non conosciuta si
avvicinano al suo territorio. Certamente il gigante ha più vivo il senso
della difesa, il medio è invece più incline alla guardia, per la quale è
stato selezionato, il nano infine è un cane più giocherellone pur
rimanendo un ottimo guardiano. Personalmente l'attitudine del medio,
sarà perché li ho allevati, ne ho avuti di più è quella che mi affascina
maggiormente.
TESTA
REGIONE DEL MUSO: Tartufo
ben sviluppato e sempre nero; le narici sono molto aperte Muso termina
in un cono smussato. Canna nasale diritta Labbra nere, ferme e aderenti,
di piatto, alle mascelle. La commessura labiale è
Laddove nello
Standard leggiamo la definizione “testa robusta” non dobbiamo
interpretarla come pesante e massiccia. E’ definita robusta in quanto si
vuole decisamente evitare una testa esasperata nella lunghezza e nel
cesello a ricordare un modello dolicocefalo. Tuttavia un giusto cesello
è sempre apprezzabile in quanto indice di testa asciutta ed elegante, e
per cesello si intende, oltre una certa salienza delle ossa, la non
eccedenza di pelle e di connettivo a determinare rughe e consistenza
eccessiva del derma. Purtroppo talvolta è dato osservare un esagerato
sviluppo dell’apofisi occipitale e delle bozze frontali. Tale aspetto si
accompagna soprattutto a teste troppo allungate ed eleganti che, da un
certo punto di vista altamente tecnico sono in contrasto con la
definizione di “testa robusta”, quindi non rispondenti al tipo. La testa
corretta è intesa con cranio piatto senza le suddette protuberanze di
fronte e occipite ma anche senza convessità fra orecchie e parietali. Sovente la descrizione di certe teste eccessivamente lunghe, (a questo punto va fatto attenzione all’ipertipo di certi soggetti che appaiono chiaramente maggiorati nelle proporzioni e nelle linee che riguardano la testa) viene definita come da “terrier”: va chiarito che non è la sola lunghezza che deve far usare la suddetta definizione, bensì, prima di pronunciarsi impropriamente in tal senso, si deve considerare un insieme di fattori: il parallelismo delle facce laterali della testa nel suo insieme, l’inadeguato sviluppo del muscolo massetere e l’appiattimento dell’arcata zigomatica, l’assenza o la poca evidenza del salto nasofrontale con conseguente divergenza degli assi craniofacciali. Va ricordato che la testa deve presentare una certa larghezza alle arcate zigomatiche, moderatamente restringentesi verso l’occhio e da questo punto, altrettanto gradatamente, diminuisce fino al muso che, come già accennato, deve essere ben pieno (quadratura) lasciando adeguata distanza fra i canini; indice questo di un corpo della mandibola (mento) ben sviluppato. Importante considerare il muscolo massetere, localizzato sotto gli zigomi, fra le regioni parotidea e sottorbitale. Esso è preposto alla funzione della masticazione e della presa; pertanto lo standard richiede che sia ben sviluppato ed evidente ma non al punto di debordare dall’arcata zigomatica, ciò anche al fine di non alterare la forma della testa che, con l’aiuto di barba e sopracciglia, deve apparire rettangolare.
Ogni allevatore è
senz’altro consapevole di quanto detto nello standard di razza
soprattutto per ciò che riguarda:
·
il
comportamento degli assi cranio facciali che devono essere paralleli.
·
il rapporto
fra cranio e muso 1 a 1 (la misura dal tartufo allo stop deve essere
pari a quella che va dallo stop all’apofisi occipitale).
·
quella fra
lunghezza della testa confrontata con la lunghezza del dorso (misurata
dalla radice della coda al garrese) che deve essere nel rapporto di 1 a
2. Spesso sfugge un dettaglio che precisa come il rapporto fra testa e
tronco deve essere in armonia anche da un punto di vista volumetrico.
Per intenderci più’ chiaramente una testa eccessivamente esile, leggera,
sia pur corretta nei rapporti longitudinali non è più’ armonica quando
si accompagna ad un tronco con ossatura poderosa, eccessiva cerchiatura
del costato e ipersviluppo volumetrico delle masse muscolari.
un’altra regione
da considerare è quella sottorbitale. Per avvicinarci di più a quello
che comunemente è riconosciuto come modello di testa ideale è
determinante che questa regione sia piuttosto piena per due motivi
importanti: primo perché indice di forte innesto della canna nasale nel
cranio a cui segue un giusto sviluppo di mascella e mandibola a
terminare nella voluta forma a tronco di cono con una buona quadratura
del muso, il secondo motivo che deve far ricercare come pregio la
pienezza della regione che stiamo analizzando è legato all’occhio e al
suo inserimento nelle orbite. Infatti uno svuotamento eccessivo sotto di
esse coinvolge la posizione e la forma dell’occhio. Ciò a detrimento
dell’espressione corretta. La sua forma è descritta come ovale, ma oltre
a ciò va tenuta in considerazione anche la profondità del suo
inserimento nell’orbita: l’eccessiva sporgenza, come un globo troppo
infossato, concorrono a rendere un’espressione errata. Le rime
palpebrali devono essere asciutte, aderenti, la congiuntiva mai in vista
ed il colore dell’iride deve essere il più’ scuro possibile. E’ proprio
al colore che è legata la buona pigmentazione e lo sguardo deciso,
attento, che sono tipici del nostro cane e sovente ne esprimono il
carattere sicuro. L’occhio chiaro, un tempo definito “da sparviero”
conferisce fra l’altro un aspetto infido.
Logica conclusione
della canna nasale è il tartufo che deve avere adeguato sviluppo con
margine superiore arrotondato, narici ben aperte, sempre molto ben
pigmentato in colore nero. Il profilo inferiore del muso è sempre determinato dalle branche della mandibola e non dal labbro che deve essere aderente, asciutto e mai pendulo o con commessura troppo rilassata. Va da se che la pigmentazione delle mucose e del labbro è sempre intensa.
In alcuni numeri
passati de “I nostri cani” abbiamo seguito con interesse diversi
articoli riguardanti le dentature con comparazione ad alcuni selvatici
soprattutto per quanto attiene la mancanza di alcuni premolari. La
documentazione fornita a sostegno delle teorie dell’Autore era più’ che
attendibile e scientificamente ineccepibile. Purtroppo per quanto
attiene la dentatura nella nostra Razza non abbiamo possibilità di
equivoco e tolleranza di fronte al numero totale, 42, ed alla
disposizione della dentatura che deve essere a forbice. Prognatismo ed
Enognatismo sono difetti tali che, da soli, declassano il cane nelle
qualifiche. Lo standard infatti riporta molto chiaramente quanto segue:
“Dentatura completa, di colore bianco puro, molto robusta ed a forbice
ben combaciante”. Pertanto ogni deviazione da quanto indicato dallo Standard per quanto attiene la completezza, il colore, la robustezza e per la chiusura deve essere tenuta nella debita considerazione e penalizzata.
Le orecchie devono
essere inserite in alto, abbastanza ravvicinate; ciò va di pari passo
con un cranio piatto. Un’attaccatura bassa dell’orecchio si accompagna a
parietali arrotondati, a teste pesanti, sovente larghe con occipite pure
arrotondato. L’orecchio integro deve terminare a forma di “V”, piuttosto
piccolo, con cartilagine e derma fine e deve essere portato ripiegato in
modo che il suo margine anteriore aderisca alle guance, leggermente
rilevato e non totalmente ricadente alla “braccoide”. E’ anche previsto dallo Standard che l’orecchio integro, sempre che inserito bene in alto e di piccola dimensione, possa restare eretto naturalmente. Tale eventualità è più facilmente riscontrabile negli Zwergschnauzer, data la particolare forma e consistenza del padiglione. Sfortunatamente esempi molto convincenti di soggetti con orecchie integre e portate erette non si sono visti a tutt’oggi. E’ opinione mia personale che la posizione ripiegata lungo la guancia modifica senz’altro l’espressione ideale ma mai quanto la può alterare la posizione eretta di un orecchio integro.
COLLO: la nuca muscolosa e robusta presenta un arco notevole. Il collo si fonde armonicamente nel garrese. In armonia con la mole del cane è fermamente inserito e nobilmente arcuato. La pelle della gola è strettamente aderente ai tessuti sottostanti e non forma pieghe.
Trattasi di
regione molto importante sia da un punto di vista estetico
(dall’incollatura è data l’eleganza e la distinzione di un soggetto) che
da un punto di vista funzionale.
Lo Standard ce lo
descrive eretto, nobilmente slanciato e ben sortito dalla spalla. Si
parla anche dell’attaccatura del collo alla testa, più precisamente alla
nuca, che deve essere arrotondata e scolpita a disegnare un profilo
superiore del collo morbidamente arcuato.
La pelle del collo
deve essere ben aderente, tanto che fra i difetti è citata la giogaia
(pelle abbondante e rilassata alla gola). Infine lo Standard precisa
come il collo non deve essere né corto né grosso. In effetti un collo
eccessivamente sviluppato in larghezza, come pure un collo corto,
conferiscono grossolanità al soggetto.
Per quanto
riguarda la sua lunghezza l’ideale è che esso sia lungo almeno quanto la
testa anche se nel galoppatore sarebbe auspicabile una maggiore
lunghezza.
Perché si esige
una certa armonia di proporzioni e rapporti fra collo e testa? Nel corso
delle nostre lezioni di cinognostica, è stato dato ampio risalto alla
funzione del collo, definito bilanciere cefalo cervicale.
Funzione
determinante nel movimento in quanto spostando in avanti il collo (e
conseguentemente la testa) si sposta in avanti il centro di gravità
favorendo quell’instabilità del corpo indispensabile al moto ed alla
velocità. Solaro, che ci ha lasciato preziosa testimonianza delle sue
osservazioni sul cane, evidenzia un altro ruolo del collo citando una
giusta teoria del Lesbre secondo la quale il collo e la testa, agendo
sul legamento cervicale, esercitano una funzione di tensori della
colonna a livello dorso-lombare, intervenendo in modo determinante negli
atti di propulsione.
E’ facile
comprendere come un collo corto e tozzo non sia favorevole allo sviluppo
di un galoppo veloce, andatura tipica dello Schnauzer.
A conferire
eleganza all’incollatura gioca, oltre alla sua lunghezza, la sua uscita
dalla spalla.
Da spalle ben
inclinate e lunghe non può che sortire un collo ampio e robusto alla
base, nobilmente arcuato mentre da spalle brevi e diritte il collo
uscirà stretto e cilindrico a ricordare un tubo di stufa.
Importante infine
la posizione del collo, vale a dire come viene portato; ciò è in
relazione alla lunghezza del braccio.
Giudicando anche
cani di Razze diverse mi è stato dato modo di constatare come ad un
braccio corto rispetto alla spalla si accompagna quasi sempre un collo
portato indietro, quasi in verticale. Non sono mai riuscita a trovare
una giustificazione convincente a questa causa-effetto.
E’ evidente che il
braccio breve porta in avanti l’arto anteriore spostando il baricentro
del soggetto che viene a trovarsi fuori di sé anteriormente e, con molta
probabilità, il cane cerca una compensazione arretrando il collo e
portandolo quasi perpendicolare al dorso.
Questa errata posizione del collo, se può ingannare un osservatore
superficiale e profano colpito da un apparente senso di eleganza, non
deve trarre in inganno gli allevatori e gli appassionati. Un collo così
descritto, oltre a compromettere un corretto movimento (lo vedremo a
proposito dell’articolazione scapolo omerale) non corrispondente neppure
da un punto di vista estetico alla descrizione dello Standard che, fra i
difetti, elenca questa posizione definendola “collo di cervo”.
Per meglio
comprendere la sua funzione è importante conoscere la sua base anatomica
che è composta dalle prime cinque vertebre dorsali, dal margine dorsale
delle scapole, da legamenti e muscoli.
Sua funzione
principale è quella di fungere da supporto, con le apofisi spinose ben
elevate delle sue vertebre, ai muscoli elevatori della scapola.
Più il garrese è
elevato (ovviamente rispetto al livello del dorso) maggiormente sono
lunghi questi muscoli, favorendo l’oscillazione dell’arto per un passo
lungo e disteso.
Le apofisi del garrese inoltre fungono da leva per il legamento
cervicale, per cui un garrese elevato e lungo favorisce il lavoro di
detto legamento che, come già detto a proposito del collo, è quella di
tendere il rachide agevolando la spinta propulsiva degli arti
posteriori.
Dorso solido, corto e fermo.
Ad un garrese rampante fa seguito un dorso rettilineo, senza convessità
(cifosi o dorso di carpa) né concavità o cedevolezze (insellatura o
lordosi).
Soprattutto nella
nostra razza trattandosi di galoppatori, la funzione del galoppo, con la
già menzionata trazione esercitata dal legamento cervicale e dal collo,
deve irrigidire e tendere questo tratto dorsale.
Cifosi e lordosi
sono decisamente condannabili in quanto dovute ad alterazioni nello
sviluppo delle vertebre, non correggibili dall'esercizio del galoppo e
negative per il movimento.
Dal prezioso
volume "Giudicando in Esposizione" del Barone Piero Renai della Rena,
prendiamo spunto per alcune immagini atte ad illustrare la dispersione
delle forze di spinta in relazione ai problemi dei profili
dorso-lombari.
Talvolta quando un
garrese è molto rampante, si può notare lieve depressione dopo di esso,
definita spezzatura all'undicesima-dodicesima vertebra (considerando le
sette cervicali, corrispondente alla quarta-quinta dorsale). Non si
tratta di anomalia del corpo delle vertebre come nel caso della cifosi e
della lordosi, ma è favorita da un eccessivo rilassamento dei legamenti
e dei muscoli. Non va pertanto considerato difetto vero e proprio, anche
perché con adeguato e tempestivo esercizio di movimento può attenuarsi o
risolversi.
La linea dorsale
prosegue con il rene ed è questo il tratto che deve presentare una dolce
curvatura a proseguire morbidamente nella groppa fino all'attaccatura
della coda.
Il rene è un ponte che collega il posteriore
all'anteriore e come tale non può e non deve essere piatto. Presenta una
leggera convessità favorita anche dai muscoli sopralombari che
conferisce quella flessibilità indispensabile alla trasmissione del
movimento generato dal posteriore.
Un rene, per le
funzioni sopra espresse deve altresì essere corto e forte. Come già
detto il rene lungo compromette il corretto movimento e la resistenza
del soggetto. A completare la linea superiore è la groppa.
Anatomicamente la
groppa è quella parte formata dalle vertebre sacrali saldate fra loro a
formare un corpo unico. A noi questa regione interessa moltissimo per i
grandi fasci muscolari responsabili della propulsione e per
l'inclinazione del coxale che determinano l'inclinazione del posteriore.
Pertanto voglio
intendere per groppa l'intera regione formata dal sacro (groppa vera e
propria) e dal coxale, vale a dire quella parte ossea che inizia
dall'ileo e termina con la punta ischiatica o punta della natica. Ciò
premesso, la groppa dev'essere larga, lunga e appena inclinata
sull'orizzontale.
Larga tanto che
fra le creste iliache possano, in un medio e in un Riesen, adagiarsi
almeno quattro dita di una mano, meglio ancora se il palmo intero.
E' ovvio che su
una base ossea larga possono inserirsi masse muscolari adeguate.
Inoltre ad una
groppa stretta corrisponde quasi sempre un rene gracile.
La sua lunghezza è
misurata dall'ileo all'ischio ed all'osservazione dell'esaminatore
appare ben lunga quando la punta della natica sopravanza bene
l'inserzione della coda.
Su un coxale lungo
si inseriscono fasci muscolari forti e lunghi.
Tanto più il
muscolo è lungo, maggiore è la sua possibilità di contrarsi ed
estendersi, maggiore in questo caso la possibilità di aprire e chiudere
i suoi raggi ossei, e conseguentemente più scatto e potenza propulsiva.
Chi ha seguito i
miei giudizi avrà notato, e potrà ora comprendere, la mia insistenza
nell'esaltare ed evidenziare una natica ben sporgente.
Infine
l'inclinazione. Ad una groppa (osso sacro) quasi orizzontale,
corrisponde un coxale la cui inclinazione varia dal 15 al 20%.
L'orizzontalità
della groppa favorisce il galoppo veloce.
Ad una groppa di
giusta angolazione corrispondono muscoli ischio-tibiali lunghi.
Più la groppa è
inclinata, più questi muscoli si riducono diminuendo la loro capacità di
contrarsi.
Il discorso
appendo concluso può apparire prolisso e un po' esasperato, ma ritengo
di non ribadire mai abbastanza un così importante argomento. Questo
aspetto del profilo superiore descritto dallo standard "con morbida
curvatura" ed approfondito dal mio commento, va sempre visto con una
ottica tendente ad attenuare certi concetti.
Non vorrei che da
quanto detto qualcuno venisse indotto ad indulgere su certe depressioni
o curvature e tollerare degli eccessi considerati dei difetti.
Non ultimo va
tenuto presente che lo scheletro è ricoperto da muscoli, tegumento e
pelo, si da conferire al tutto la visione di una linea superiore il più
possibile rettilinea.
Bisogna
considerare che una buona linea dorsale, anche in movimento, resta
sempre ferma, pur sviluppandosi nelle sue curve fisiologiche.
È necessario
insistere a lungo nell'osservazione dei soggetti in movimento. Talora,
seppure nel trotto limitato da un ring ristretto, cedevolezze e
posizioni scompaiono mentre si accentuano visibilmente difetti di cifosi
o lordosi.
Studiando i
profili, nelle linee del tronco, si deve riscontrare una certa armonia
di comportamento.
Vale a dire che ad
un dorso insellato corrisponderà una linea inferiore molto bassa.
In un soggetto
cifotico, o con groppa molto avallata, farà riscontro una linea
inferiore ritratta, a ricordare quella di certi levrieri (linea
inferiore levrettata).
Ad un profilo dorso-lombare corretto dovrà seguire una linea inferiore
dolce, morbidamente risalente dallo xifoide alla regione inguinale.
Torace moderatamente ampio, di
sezione ovale, arriva al gomito. Il petto è distintamente evidenziato
dalla punta dello sterno.
Nello Standard,
per quanto riguarda la cerchiatura, è descritto in maniera un po'
ambigua.
E’ indicato con
coste piatte ma ovale nella sua sezione trasversale.
Il “piatto” è da riferirsi allo spessore della
costa e non alla sua curvatura; è evidente che, se fosse riferito alla
cerchiatura, piatto e ovale sarebbero in contrasto fra loro.
Nello Schnauzer
pertanto il costato non deve essere troppo arrotondato a somiglianza
della struttura di un brachimorfo. L’eccesso di cerchiatura, nel nostro
caso, è difetto definito “torace a botte”, decisamente sfavorevole in un
galoppatore. Né d’altronde è da accettare un costato piuttosto piatto,
da dolicomorfo.
Riferendoci alla
definizione dello Standard di “costato ovale” dobbiamo ricercare come
ideale quel torace di moderata lunghezza che sia la giusta via di mezzo
fra i due eccessi appena descritti; moderata larghezza che lascia spazio
vitale a cuore e polmoni, organi di importanza determinante per il
galoppo e la resistenza, ma che non ostacoli il movimento e
l’allineamento corretto degli arti anteriori come si verificherebbe con
un’eccessiva curvatura.
Lo sviluppo di un
torace va considerato nelle sue tre dimensioni: trasversale, verticale,
longitudinale o sagittale. Si è appena descritta la sua cerchiatura o
dimensione trasversale.
Circa la sua
dimensione longitudinale un torace ideale deve apparire molto profondo;
qui va chiarito che questa espressione non è riferita all’altezza del
torace ma alla sua lunghezza, dal petto all’ultima costa fluttuante o
libera. Un torace poco profondo porta come conseguenza un rene lungo o è
sinonimo di cane eccessivamente nel quadrato, riducendo in tal caso la
volumetria e la conseguente capacità respiratoria a danno del lavoro e
della resistenza del soggetto.
A questo proposito
ritengo importante chiarire un punto sempre male interpretato dalla
maggioranza degli espositori. Il concetto di cane lungo o di cane corto
deve sempre riferirsi espressamente al rene, cioè quella regione
corrispondente alle sette vertebre lombardi e compresa fra l’ultima
costa libera e la coscia.
Se vogliamo
riferirci alla lunghezza del tronco in rapporto all’altezza al garrese
dobbiamo parlare di cane nel quadrato, appena fuori del quadrato, nel
rettangolo. Un cane può essere nel quadrato ma avere nel medesimo tempo
un rene lungo. In questo caso si assommano due gravi difetti: il primo
di avere obbligatoriamente un torace poco profondo con le conseguenze
appena descritte parlando delle dimensioni longitudinali, il secondo di
avere un rene lungo compromettente la resistenza del soggetto nel
movimento e nel lavoro.
Ad un cane con
rene lungo ma ugualmente nel quadrato per scarsa profondità toracica è
senz’altro preferibile un cane appena fuori dal quadrato ma con rene
breve e torace profondo
(Fig. 5).
Ed il nostro
Standard, a questo proposito, è molto preciso: “La distanza fra l’ultimo
arco costale e l’anca è breve si da dare alla costruzione del cane una
apparenza compatta. La lunghezza del tronco corrisponde
approssimativamente alla sua altezza al garrese”. L’ideale sarebbe un
cane nel quadrato, con rene molto corto e torace giustamente sviluppato
nelle sue tre dimensioni; ma attenzione! Ben difficilmente un soggetto
del genere ha giuste angolazioni. Quasi sempre un cane molto corto ha
spalle diritte e angoli piuttosto aperti. Anche in questo caso è
nuovamente da preferirsi il soggetto raffigurato nel disegno 5 che, come
appena detto, non sarà nel quadrato ma avrà tutti gli altri preghi, dal
torace al rene alle angolazioni, che gli consentiranno potenza nella
spinta, grande allungo e movimento molto sciolto. Infine, la dimensione
verticale.
Un torace deve
anche essere ben disceso, vale a dire che dal suo punto più elevato
(garrese) deve scendere almeno a raggiungere il gomito.
Un torace poco
disceso oltre a ridurre anche in questo caso la capacità respiratoria
(salvo altro difetto compensativo: “torace a botte”) determina
l’alternativa di altri due difetti: o gomiti troppo aperti, specie se il
torace è troppo cerchiato, con evidente oscillazione degli stessi in
movimento, o gomiti troppo chiusi fra loro portando come conseguenza un
apparente mancinismo quando il soggetto è in posizione eretta.
Osservando il cane
di fronte dobbiamo avere visione di un petto ben sviluppato, pieno e
moderatamente ampio fra le articolazioni scapolo-omerali, ma sempre in
armonia con la forma ovale del suo torace. L’osso che si trova al centro
del petto, manubrio dello sterno, dev’essere ben pronunciato in avanti
si che, osservato di profilo, deve appena sopravanzare l’articolazione
scapolo-omerale. L’eccesso di detta sporgenza determinerebbe una regione
pettorale eccessivamente prominente e piena a somiglianza del petto di
un pollo.
Fortunatamente questo difetto non è facilmente riscontrabile nella
nostra razza.
CODA: naturale; l’obiettivo da raggiungere è la coda a sciabola o a falcetto.
Metacarpo visto dal davanti,
verticale. Visto di lato, leggermente inclinato rispetto al suolo, forte
e leggermente elastico.
Della spalla si è già detto a proposito del collo
e del garrese.
La sua
inclinazione di circa 45-50° sull'orizzonte, oltre a determinare come si
è visto un'elegante uscita di collo, condiziona l'oscillazione dell'arto
favorendo un passo lungo mentre una spalla dritta riduce l'ampiezza del
passo.
Infine una spalla
inclinata è più lunga, ovviamente con muscoli altrettanto lunghi, e i
muscoli inseriti alla scapola agiscono su braccio ed avambraccio
regolando l'estensione del passo.
Il braccio,
secondo Solaro, non è mai abbastanza lungo in quanto favorisce una più
ampia oscillazione.
Se consideriamo
che l'inclinazione del braccio è di circa 60° sull'orizzonte contro i
45-50° della spalla e che la punta del gomito dovrebbe trovarsi sulla
perpendicolare abbassata dalla punta posteriore della scapola ne
consegue che il braccio deve risultare più lungo della spalla (Fig. 11)
quantomeno di pari lunghezza.
Un braccio corto,
oltre a spostare il centro di gravità come accennato a proposito del
collo, comporta una riduzione nell'oscillazione dell'arto obbligando il
cane a passi brevi e di conseguenza più rapidi con evidente
affaticamento e diminuita resistenza.
In andatura, per
il mancato allungo dell'arto anteriore, il cane è portato a cercare una
compensazione evidenziando altri difetti: o sollevare l'avambraccio e il
piede (movimento steppante a imitazione di certi cavalli Hackney) con
conseguente errato portamento del collo, oppure deviando all'esterno il
metacarpo ed il piede (azione remante).
Nella composizione
dell'arto anteriore seguono avambraccio, carpo, metacarpo e piede.
Su queste parti
non vorrei dilungarmi se non per dire che devono essere in perfetto
appiombo, sia visti di fronte che di profilo.
Ricordo che il
piede deve essere da gatto, quindi rotondo, compatto con falangi ben
arquate. Vorrei solo spendere due parole in più sul metacarpo.
È considerato
l'ammortizzatore che attenua l'approdo a terra del cane in fase di
galoppo.
È pertanto
indispensabile, riferendoci alla nostra Razza, che esso sia leggermente
inclinato.
Se fosse diritto, perpendicolare, rigido il cane ad ogni impatto col
suolo riceverebbe contraccolpi violenti e affaticanti. Evitare però
l'eccesso di inclinazione (di solito accompagnato da piedi lunghi e
parti) perché ritarderebbe le azioni del galoppo veloce e risulterebbe
anch'esso stancante per un soggetto in attività.
Il femore dev'essere
lungo per avere una maggiore ampiezza di oscillazione, maggiore apertura
d'angolo e più scatto.
La sua
inclinazione sull'orizzontale dovrebbe essere di circa 70°.
Anche la tibia non
è mai abbastanza lunga; la sua lunghezza condiziona la sua inclinazione
onde formare col tarso un angolo non troppo aperto, cui corrispondano
ampia corda di apertura e maggiore potenza.
Il garretto o
tarso è il fulcro delle forze del momento in cui inizia lo scatto. È
pregevole quando è secco, asciutto, privo di connettivo e soprattutto
molto largo.
Un garretto non
adeguatamente sviluppato in larghezza, risulterebbe gracile a danno
delle forze di propulsione. Come il tarso anche il metatarso è richiesto
asciutto, secco, privo di connettivo sottocutaneo, ad ospitare tendini,
ricoperto solo di pelle.
Nei soggetti
piazzati dev'essere sempre verticale. È auspicabile sia corto per
offrire la massima resistenza.
Nel momento dello
scatto il metatarso appoggia sul terreno, quasi orizzontalmente, e su di
esso gravano tutte le forze del posteriore nell'apertura dell'angolo che
determina la propulsione.
Il piede, come per
l'anteriore è da gatto con falangi ben arcuate. Tuttavia da un'osservazione generale, il piede posteriore in tutte le razze è sempre un poco più allungato di quello anteriore.
MOVIMENTO: elastico, elegante, morbido, sciolto e che ricopre molto terreno. Gli arti anteriori hanno il massimo allungo e i posteriori procurano la spinta necessaria con gran passi elastici. L’arto anteriore di un lato e il posteriore dell’altro lato, muovono in avanti allo stesso tempo. Il dorso, le articolazioni e i legamenti sono fermi.
Un buon movimento,
qualunque esso debba essere è sempre il frutto di una buona costruzione
del soggetto. La qualità del movimento in un particolare tipo di
soggetto è determinata dalla sua rispondenza all'impiego per il quale
tale soggetto è stato selezionato. Nel caso dello Schnauzer tale
selezione è stata mirata all'ottenimento di un cane che, dovendo
accompagnare le carrozze, fosse un ottimo galoppatore. La miglior
costruzione per uno Schnauzer sarà quindi quella che consentirà al
nostro cane di poter a lungo galoppare in modo efficiente e quindi con
il minor possibile sforzo, ogni difetto di costruzione che alteri tale
equilibrio e tale ottimale rapporto fra risultato e sforzo sarà quindi
indesiderabile.
Il movimento
risulterà quindi corretto quando gli arti risulteranno in buon appiombo
e le ossa risultino nei giusti rapporti di lunghezza e angolazione.
Alcuni dei difetti
riscontrabili nel movimento dell'anteriore sono:
·
Mancinismo,
quando nell'appoggio a terra i piedi non risultano paralleli ma le loro
punte sono divergenti fra loro.
·
Cagnolismo,
quando viceversa, nell'appoggio a terra le punte dei piedi risultano
convergenti fra loro,
·
Padling, quando si ha l'impressione che il cane
sia seduto in una canoa e che remi,
·
Sgomitato,
quando il cane ha i gomiti "molli"
·
Incrocio,
quando nel movimento sembra che il cane cammini su di un filo
appoggiando gli arti l'uno davanti all'altro fino ad incrociarli.
Alcuni dei difetti
riscontrabili invece nel posteriore sono:
·
Vaccinismo,
quando i garretti sono troppo ravvicinati,
·
A botte,
·
Troppo
chiuso o addirittura quando sembra che il cane cammini su di un filo,
·
Side o Crab
walking, quando il cane pur procedendo verso un punto seguendo una linea
retta posiziona l'anteriore ed il posteriore non lungo lo stesso asse
verso il quale si muove ma su di un asse ad esso diagonale.
Ognuno dei difetti
sopra citati presuppone che il cane sia costruito in modo non corretto e
che quindi gli arti si muovano non in perfetto appiombo e non in armonia
con quello che è l'allungo dell'anteriore e la spinta del posteriore e
con l'uso appropriato e corretto dei garretti. Molti soggetti hanno
infatti il garretto che anziché "spingere via" il terreno sembrano
irrigiditi fra garretto, metatarso e tarso e quindi l'angolo
femoro-tarsale viene poco usato per la propulsione, non muovono quindi
secondo un movimento naturale che dovrebbe essere di tutti gli animali.
Il corretto movimento dello schnauzer è detto
laterale ossia con i due treni allineati prima uno poi l'altro.
Difettoso è invece il movimento ambio, quando cioè gli arti, anteriore e
posteriore di uno stesso lato, vengono spostati contemporaneamente. Il
movimento ambio è talvolta riscontrabile nei giganti, nei quali però,
nella maggior parte dei casi esso si riscontra solo nei primi passi e si
risolve allorché l'animale nello sviluppo del movimento recupera
riuscendo ad esprimere il naturale e corretto movimento laterale. Nel
movimento quindi si notano i difetti di costruzione ed ancor più i
problemi dovuti ad un garretto troppo lungo o ad un omero troppo corto,
problema quest'ultimo molto diffuso ai nostri giorni e che comporta un
movimento detto "steppare" o movimento "Hackney".
Si deve oggi
riconoscere che nelle nostre razze si riscontra in percentuale molto
elevata un movimento chiuso nel posteriore, con i garretti cioè
ravvicinati. Ritengo che potrebbe risultare utile sottoporre alcuni
soggetti a radiografia della tibia, la quale oltre a dover presentare
una determinata lunghezza minima prescritta per essere in buona armonia
con il femore è mia personale convinzione che presenti una leggera
arquatura, non risultando cioè diritta dall'innesto del tarso alla
congiunzione tramite il ginocchio al femore ma presentando una leggera
curvatura, determinando così questo tipo di chiusura del posteriore,
cosa che ripeto è comune a tutte e tre le taglie della nostra razza.
Pertanto non dovremo penalizzare eccessivamente tale difetto, pur
considerando che, a parità di qualità generali fra due soggetti sarà da
preferire quello che non presenterà tale tipo di difetto. Importante
sarà anche osservare come nel movimento il cane oltre ad avere degli
appiombi corretti ed una buona armonia fra allungo e spinta mantenga una
buona fermezza della linea dorsale, con un garrese ben rilevato ed una
coda che sia la naturale sortita della linea del rachide a conferma
della solidità e della compattezza del soggetto. Il cane che avesse il
rene un po' lungo tenderebbe ad oscillare, specialmente nel posteriore,
poiché essendo il rene il ponte fra l'anteriore ed il posteriore ed
essendo tale ponte lungo e un po' esile rispetto al resto dei volumi del
cane può dare adito a questo movimento difettoso.
Nel giudicare un animale, nel nostro caso uno schnauzer, è sempre
piacevole che l'armonia determini un quadro corretto di quello che è la
nostra idealizzazione del tipo, della costruzione, della condizione,
pertanto anche il movimento non dev'essere sottovalutato perché è un po'
l'espressione non solo di un certo tipo di addestramento, perché un cane
va anche un po' allenato e addestrato a muoversi in un dato modo, ma è
l'espressione del carattere del cane, perché un cane che cammina con il
garrese alla giusta altezza, con un giusto allungo dell'anteriore, con
una bella propulsione dei garretti usati nella maniera giusta, con la
groppa giusta e con la coda che sortisce correttamente come anzi detto è
sicuramente piacevole all'occhio del giudice che può constatare anche
nel movimento l'armonia che il cane gli aveva già offerto
nell'esaminarlo da fermo.
Se
limitiamo l'esame dello schnauzer alla taglia media e al colore pepe
sale ci riferiamo dunque al prototipo che ha dato vita alle altre taglie
e alle altre varietà di colore. Ritengo di poter affermare che proprio
il colore pepe e sale e la tessitura forte del mantello siano una
ragione in più per giustificare il fascino che dallo schnauzer emana
prepotente. È proprio il colore menzionato che ci fa meglio comprendere
quanto lo standard descrive a proposito del suo pelo. È duro e ruvido,
compatto, uniformemente distribuito su tutto il tronco, gli arti, il
cranio e persino il petto. Perché è pepe e sale e non grigio? Questo
colore è dato dal bianco e dal nero. Su ogni singolo pelo che ricopre il
mantello dello schnauzer si trovano sia il bianco sia il nero. Ogni pelo
ha una radice nera, a metà circa del pelo vi è una banda bianca per poi
tornare nero nel suo ultimo terzo; alla punta. La sfumatura e i vari
toni di colore che osserviamo nei soggetti in esposizione è data dalla
lunghezza delle tre bande e dalla intensità, o purezza, sia del nero sia
del bianco. Va da se che un mantello ben duro di tessitura e ben
distribuito sarà più ricco di pigmento e ciò a vantaggio del colore
finale che, in taluni casi fortunati, raggiunge sfumature bluastre.
Nell'idealizzazione del mantello ogni eccesso di barba e "guarnizioni"
agli arti non è voluta. Va ricordato che in origine questa razza era
soprattutto usata come compagna del cavallo nelle scuderie. Ne difendeva
la biada, viaggiava con lui per lunghe distanze in ogni condizione
atmosferica e, all'occorrenza, non disdegnava il piacevole passatempo di
cacciare i topolini che nel caldo delle stalle si annidavano. Non va
dunque dimenticato che lo schnauzer è cane in cui dovrebbe sempre
emergere l'attitudine al lavoro, ad apprendere e a compiacere il
compagno "uomo".
Tornando al mantello abbiamo considerato la parte dura, ispida di esso
che possiamo definire "di copertura". Al di sotto di esso ci dovrebbe
essere sempre uno strato di densa e fitta peluria che, se ben corta e
densa ha la funzione di vera e propria coperta, assicurando al corpo il
calore necessario a ben sopportare pioggia e freddo.
Difese agli occhi
vengono definite come sopracciglia cespugliose e così pure la sua barba
mai profusa e abbondante a ricordare un ipotetico Babbo Natale. Per il
colore nero nulla dovrebbe cambiare ma dobbiamo chiederci quali altri
razze, in un passato ben lontano da ora, hanno contribuito a dare questa
varietà che è più recente. Da qui tutta la gamma di differenze nella
tessitura, nell'intensità e nella lunghezza dei mantelli di colore nero.
Tenendo sempre ben presente che si tratta di razze (e qui voglio usare
il plurale) con attitudine al lavoro non dovremmo indulgere più di tanto
sul mantello dello schnauzer.
Anche questo punto
fa parte del tanto menzionato tipo. Uno schnauzer che nasce come lo
descrive lo standard non può essere confuso con altre razze simili e,
fra le altre cose, il suo mantello è quella caratteristica che lo fa
riconoscere subito al primo sguardo.
A questo punto
esaminando i soggetti che dobbiamo additare quali migliori riproduttori
non dimentichiamo mai la domanda che ci siamo posti poco prima. Il
riferimento è per le razze che hanno contribuito ad aggiungere, non solo
colore, ma taglia diversa ai giganti e ai molti zwerg. Dobbiamo dunque
esigere di vedere emergere le caratteristiche di tipo e, allo stesso
tempo, dobbiamo essere un po’ più tolleranti e valutare i soggetti con
una ottica più vasta, sempre che la costruzione, l'andatura e la
rusticità dei soggetti sia ben evidente, insieme alle proporzioni e alla
descrizione fatta dallo standard. Ciò è riferito in modo particolare ai
riesen e zwerg.
Riprendendo
l'argomento del sottopelo si può osservare talvolta una profusione, una
lunghezza eccessiva di esso oppure una sua totale assenza. Non stiamo
dunque a chiedere le ragioni di ciò. Probabilmente si tratta solo di
errata selezione. L'assenza di sottopelo si può accettare nel caso in
cui la durezza complessiva del mantello e la sua distribuzione siano
tali da ritenere tale caratteristica migliorativa della discendenza; non
bisogna però dimenticare che barba e sopracciglia, sia pure in quantità
minore, devono essere sempre essere molto ben presenti.
Quando è sottopelo
diviene troppo abbondante e lungo anche la consistenza della "copertura"
ne soffre. Sappiamo come la cheratina sia la componente responsabile
della consistenza del mantello e insieme ad essa il pigmento va di pari
passo. Sempre con pelo ben duro agli arti, al cranio, al petto è anche
quello di miglior colore sia nel nero che nel pepe sale. Per questo
secondo colore lo standard vuole una buona maschera che conferisca
maggiore espressione.
Se è vero che lo
schnauzer è cane con attitudine al lavoro è altrettanto vero che l'uomo
ha delle esigenze estetiche e per appagarle accetta troppo spesso non
dei giusti compromessi ma addirittura delle deviazioni da quanto voluto
non solo dallo standard ma anche da una tradizione che storicamente si
tramanda. La selezione è sostenuta anche dalle esposizioni di bellezza
che inducono spesso i giudici ad accettare ciò che appaga il loro senso
estetico. Ciò che attrae e cattura la loro attenzione con prepotenza e
che fa dimenticare la funzione per la quale una razza fu creata sin
dalle sue origini.
Quanto detto non
va interpretato come una mia intransigenza verso questi oggetti che si
presentano in belle condizioni di forma, con un mantello compatto, con
una certa "guarnizione" agli arti, con una buona barba e dal ciuffo un
po' più profuso e abbondante.
Lo standard
condanna le sfumature giallastre e il colore "senape" o "sabbia" diffuse
sia nella copertura che nel sottopelo. I colori comunque devono essere
puliti e ben dichiarati. Nel suo soddisfacente "sapere" lo standard
consente che al muso vi possa essere un po' di colore diluito verso il
bruno. Sempre a ragione delle varie razze che, nel corso degli anni,
sono entrate a far parte delle manipolazioni per ottenere il colore nero
e le taglie "gigante" e "nano" si verifica che in tale colore vi siano
delle diminuzioni del nero nei punti corrispondenti alle marcature
classiche delle razze che nascono come "nero-focate".
Forse il vecchio
pinscher del passato ci ha lasciato un suo contributo proprio in tale
caratteristica.
Agli inizi lo
schnauzer appariva come un cane di tipo simile a un "griffone" con pelo
molto duro e, in vero, assai poco delle difese al muso e agli occhi che
tanto hanno modificato il suo aspetto e che, oggi ci piace ritrovare nei
nostri cani. Tale caratteristica fa si che poco si lasciasse alla
"toelettatura" ciò è divenuta invece pratica abituale per la buona
manutenzione dei soggetti odierni. Per quanto tramandatomi da una
vecchia "signora" che ebbi fortuna di conoscere, uno schnauzer con il
mantello corretto non si toeletta mai. E lei si riferiva in modo
particolare a due soggetti famosi del dopo guerra Allex Von Mansard e
Fuchtel v.d. Rhonperle. A questi due stalloni che hanno dato una
impronta nuova alla razza, bastava allontanare con una spazzola di ferro
i pochi peli sparsi che "maturavano" e ritoccare a forbice il profilo
del muso e delle sopracciglia.
Oggi tutto è
diverso e questo cambiamento è dovuto alla selezione operata dagli
allevatori che ci presentano soggetti assai meno "funzionali" ma anche
molto più piacevoli da vedere.
Per ben mantenere
uno schnauzer occorre, due o tre volte all'anno, rimuovere il suo pelo.
Completamente. Talvolta persino il sottopelo deve essere rimosso,
possibilmente dalla radice. Ciò ottiene l'effetto di riavere il mantello
in ottima condizione dopo sette otto settimane. Le sette o otto
settimane menzionate sono una media indicativa perché ogni soggetto, in
dipendenza del clima, dell'alimentazione e di una personale condizione
genetica, ha una diversa celerità di ricrescita del pelo. L'operazione
di "stripping" può essere appresa da ogni buon proprietario con i
consigli dell'allevatore o di un buon professionista del "coltellino".
E' un vero e proprio coltello che si una per strippare il pelo degli
schnauzer e di tutte le altre razze sottoposte a toelettatura. Tale
coltellino presenta uno dei due margini della lama con dei piccoli
denti. Quasi un seghetto. Il pelo è così agganciato dai piccoli "denti"
dello strumento ed è quindi più facile rimuoverlo.
Si penserà che ciò
sia molto doloroso ma se lo faremo quando il mantello sarà ben maturo e
prossimo a cadere per normale muta. A tal punto è quasi un aiuto anche
per la cute che spesso, oppressa dal pelo cadente e dal nuovo che punta
per uscire, presenta irritazioni, forfora e secchezza insieme a prurito.
Per il colore nero
i problemi non sono invece molti. Personalmente ritengo che anche in
questo caso rispettare i naturali cicli di crescita del pelo darà
migliore intensità al pelo definitivo. Ciò che è assolutamente da
osservare nel caso del pepe e sale se non si vuole correre il rischio di
veder comparire il "giallo" e cambiare il tono grigio azzurro argenteo
tanto apprezzato e piacevole. È invalso da qualche anno la esecranda
pratica del "rolling coat" consiste nell'asportazione quasi quotidiana
di poco pelo di copertura in maniera uniforme su tutto il tronco, il
cranio e il petto. Ciò facilita la ricrescita continua dei peli
asportati e si pensa che ciò dia la possibilità di tenere pronti i
soggetti per l'esposizione durante tutto l'arco della stagione
espositiva. Nulla di più errato. Se questa pratica è attuabile per i
terriers che col togliere il pelo bianco o fulvo o nero si sollecita la
ricrescita del pelo che conserva il colore e la tessitura di base, ciò è
impensabile per la nostra razza. Ed eccone il perché: il pelo pepe e
sale, come detto altrove, è nero alla punta, ha una fascia bianca per
tornare nero alla sua radice. Va da se che ricrescendo vedremo punte
nere sbucare fra il tono "grigio" del pepe e sale conferendo, al suo
aspetto, l'apparenza di mantello "tarlato" mai uniforme e mai compatto.
A conclusione di
quanto ho detto fino ad ora mi piace ricordare ciò che si è sempre
detto: lo schnauzer medio è il prototipo. Un gigante dev'essere uguale
come se fosse visto attraverso la lente d'ingrandimento. Il nano
anch'esso uguale ma visto col binocolo rovesciato.
Il tipo, le proporzioni, i volumi, gli angoli, l'equilibrio fra tronco e
arti non devono cambiare ed esaminando la razza in ciascuna delle tre
taglie ed in ognuno dei quattro colori riconosciuti, deve sempre
apparire inconfondibile l'impronta di razza. Gigante o medio o nano sia
sempre molto evidente che si tratta di uno schnauzer.
COLORE
DIFETTI ELIMINATORI
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